l’Olimpo sopra Bologna

Con emozione annunciamo finalmente un progetto al quale stiamo lavorando da due anni, che ha ricevuto l’importante sostegno del Ministero della Cultura e che coinvolge la città di Bologna in una riflessione storica, sociale e culturale su un luogo divenuto per noi punto di riferimento e di creazione artistica.

Ringraziamo tuttə coloro che hanno accettato il nostro invito a studiare, tornare negli archivi, fare ricerche per portare alla luce una storia che avevamo necessità di riscoprire e che potrà essere utile in questo momento di elaborazione e progettazione del futuro del complesso di Villa Aldini.

Il futuro ha un cuore antico!

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Villa Aldini e la collina sacra dell’Osservanza

giornate di studio

«Ça c’est superbe!» Così pare abbia esclamato Napoleone in visita a Bologna nel 1805 ammirando il panorama dal colle dell’Osservanza… E qui, per volontà di Antonio Aldini, segretario di Stato del Regno d’Italia, sorse tra il 1811 e il 1816 il grande edificio neoclassico che da allora domina la città imponendosi all’immaginario cittadino: Villa Aldini.

Mai ultimata, la villa è stata oggetto fra Otto e Novecento di vari progetti di recupero e riutilizzo, mai concretizzatisi. Negli ultimi anni è passata da problematico luogo di accoglienza, crocevia di rifugiati e migranti, a sede della rassegna culturale inosservanza, curata dal Comune e da archiviozeta, che ha riacceso i riflettori sul futuro di questo luogo bellissimo ma segnato dalle ferite di incuria e abbandono.

Ma la villa non è stato il primo edificio costruito sulla cima del colle. Essa infatti ingloba i resti del complesso monastico benedettino di antichissime origini che fu luogo di culto per i bolognesi fino agli espropri napoleonici.

Queste giornate di studio, nate sulla spinta del rinnovato interesse per questo sito carico di memoria, si prefiggono di esplorare, ricostruire e ripercorrere la lunga storia del colle dell’Osservanza e delle costruzioni che vi si sono succedute nel corso dei secoli, onde restituire alla cittadinanza la memoria di una realtà da sempre protagonista della vita felsinea. Venerdì 25 e sabato 26 novembre, organizzate in quattro sessioni e scandite secondo una sequenza cronologica, le voci di molteplici narratrici e narratori si alterneranno per raccontare le origini, le leggende e le vicende del complesso monastico, la nascita, la costruzione e la decorazione della villa, l’abbandono del progetto seguito da un progressivo declino, interrotto da nuove accensioni innescate dal suo potenziale scenografico, culminate nella scelta di Pier Paolo Pasolini di utilizzarla come set per il film Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti di archiviozeta hanno fortemente voluto, progettato e organizzato queste giornate, pensate come occasione unica di approfondimento e riflessione su questo luogo meraviglioso e pieno di complessità. Un momento di scoperta, di scavo negli archivi, per approfondire e far riaffiorare la memoria di questa antica collina sacra e profana, con l’obiettivo non solo di ampliarne la conoscenza ma anche di contribuire alla sensibilizzazione nei confronti del suo destino, affinché sia restituito alla vita della collettività.

Il percorso si concluderà domenica 27 novembre al mattino con una sorta di rito propiziatorio: una lettura en plein air itinerante nel parco della villa,  a contatto con gli alberi, delle parole ramificate di Dino Buzzati.

La partecipazione alle giornate è gratuita con prenotazione obbligatoria sul sito www.archiviozeta.eu

un progetto a cura di Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti

coordinamento scientifico di Marcella Culatti

in collaborazione con Elena Pirazzoli

con la consulenza scientifica di Francesco Ceccarelli, Roberto Diolaiti, Manuela Faustini, Federica Legnani, Massimo Medica

in collaborazione con Museo internazionale e biblioteca della musica, Museo Civico Medievale, Fondazione Villa Ghigi, Comitato Villa Aldini

con il patrocinio di Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Dipartimento delle Arti, Dipartimento di Architettura e Comune di Bologna

con il sostegno del MIC – Ministero della Cultura